
Quando un matrimonio entra in crisi, non è infrequente che uno dei due coniugi voglia separarsi, mentre l’altro non è d’accordo o non vuole affrontare il cambiamento.
In questi casi, la legge italiana consente comunque di ottenere la separazione, anche senza il consenso dell’altro coniuge.
L’art. 151 del Codice Civile stabilisce che un coniuge possa chiedere la separazione quando si verificano fatti tali da rendere intollerabile la convivenza o che arrechino grave danno all’educazione dei figli.
Questo significa che non è necessario il consenso di entrambi per avviare la separazione: è sufficiente che uno dei due coniugi ritenga impossibile continuare a vivere insieme.
Per avviare la separazione giudiziale, il coniuge interessato deve presentare un ricorso al Tribunale competente, che verrà notificato all’altro coniuge. Il giudice convocherà poi entrambi per un tentativo di conciliazione, con l’obiettivo di favorire un accordo sulle questioni principali della separazione, come l’affidamento dei figli, l’assegnazione della casa coniugale e l’eventuale mantenimento.
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Se il tentativo di conciliazione fallisce, il giudice potrà stabilire provvedimenti temporanei e urgenti per tutelare i diritti delle parti e dei figli. Questi provvedimenti possono riguardare:
Se il disaccordo persiste, la causa proseguirà fino alla sentenza definitiva, che determinerà le condizioni della separazione in base alle prove presentate e alle testimonianze raccolte.
Una volta emessa la sentenza, i coniugi rimangono legalmente sposati ma possono vivere separati. Per ottenere lo scioglimento definitivo del matrimonio, è infatti necessario avviare un procedimento di divorzio, che può essere richiesto dopo almeno sei mesi dall’udienza di comparizione dei coniugi (in caso di separazione consensuale) o dodici mesi (nell’ipotesi di separazione giudiziale).
Le tempistiche di una separazione giudiziale variano in base alla complessità del caso e al carico di lavoro del Tribunale. Il procedimento può durare da alcuni mesi a diversi anni, soprattutto se ci sono questioni patrimoniali da definire o vi sia disaccordo sull’affidamento dei figli.
Se l’altro coniuge non si presenta in Tribunale, il procedimento va comunque avanti. Il giudice può emettere la sentenza di separazione in sua assenza e, in alcuni casi, la mancata comparsa può avere ripercussioni negative, come l’addebito delle spese legali.
Chi desidera separarsi non ha bisogno del consenso dell’altro coniuge: la legge tutela il diritto di interrompere la convivenza quando questa diventa insostenibile.
Attraverso il procedimento giudiziale, il Tribunale assicura una regolamentazione equa e garantisce che i diritti dei coniugi e dei figli vengano rispettati. Per gestire al meglio la separazione, è sempre bene affidarsi a un avvocato esperto in diritto di famiglia, in modo da affrontare il processo con maggiore consapevolezza e sicurezza.
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